“Una rete per Noi” al liceo Sensale

“Vorremmo che vi sedeste qui in questo spazio al centro, per terra, vicino a noi. Vi va? Se non volete, nessuno vi costringe, naturalmente”. Le voci di Annalisa e Michela si fondono armoniche mentre insieme incoraggiano i ragazzi a lasciare le sedie per mettersi lì sul pavimento davanti a noi, vicinissimi. Qualche sopracciglio si solleva, gli schemi saltano, qualcuno guarda negli occhi il compagno vicino come a dire “ma dice proprio a terra?”.
La mattinata si preannuncia fuori dall’ordinario, ma la maggior parte dei ragazzi si accomoda nel corridoio centrale, tra le sedie. Tutti vicini, occhi negli occhi.

Siamo al liceo Sensale a Nocera Inferiore, e oggi si chiude un cerchio. Un cerchio tracciato da Simona nella primavera del 2021, quando con una piccola relazione dal titolo Il gioco in ospedale, in ambito alternanza scuola-lavoro, raccontava della sua esperienza nel Day Hospital di oncoematologia del Bambino Gesù di Roma a supporto delle attività di ricezione e assistenza ludica per i ragazzi lì in cura.

Solo tre pagine, ma potenti. Un punto di vista privilegiato sul disagio dei ragazzi cui piomba addosso la diagnosi ematologica: Simo era lì da anni per curarsi e stava diventando – sarebbe diventata – parte della struttura. Con il suo scritto Simona metteva in comunicazione due mondi distanti non solo nello spazio, il liceo e l’ospedale, raccontando il dentro e il fuori della sua duplice esperienza. Il mondo di qua, bello e inconsapevole, e quello di dove lei era nello stesso tempo paziente e volontaria.
Era lei il ponte, lei il tramite che univa, raccontava, spiegava.

Quell’esperienza sarebbe poi confluita nel progetto Una rete per Noi, qui raccontiamo come.

Ma oggi, ora, il progetto, nelle persone delle sue referenti sul campo, le pedagogiste Annalisa Del Savio e Michela Origlia, arriva qui al suo liceo.
Sono qui con noi, Simona è qui in mezzo a noi, e tutte insieme raccontano quel mondo così complesso con un sorriso che disarma, ma con gli occhi di chi ha visto, di chi sa quanto è complicato ma insieme bellissimo arrivare alla fine di ogni giornata.
Questo è disruptive… altro che sedersi a terra!
Un corto circuito emotivo che si legge chiarissimo negli occhi lucidi della prof.ssa Desiderio, che ha seguito il cammino e le difficoltà di Simona. Si legge nelle parole di apertura del preside, prof. Rosario Pesce: un tema difficile, l’impegno per gli altri, una nuova coscienza. Si vede benissimo negli occhi lucidi di tutti noi che siamo da questa parte, che conosciamo tutta la storia.

Un gioco per cominciare: due ragazzi scelti tra i tanti parlano ai compagni di una loro passione, qualcosa di intimo a cui tengono particolarmente. Improvvisamente tutti gli altri – istruiti preventivamente – anziché ascoltare si girano, voltando le spalle ai due testimonial sorpresi, mostrando totale disinteresse per quello che stavano dicendo.
Che succede? Altri schemi che saltano… Cosa avete provato? E voi? Perché abbiamo fatto questo gioco? Cosa vi suggerisce?

Il ghiaccio è rotto e i ragazzi sono agganciati. E pendono dalle labbra di Annalisa e Michela che spiegano il progetto e le sue sfide: una rete relazionale contro l’indifferenza, nel pieno spirito di don Lorenzo Milani e del suo “I care”. Le quattro associazioni, la spinta di Simo, Il gruppo Whatsapp, le uscite. Poi ci sono le testimonianze in video dei ragazzi della Rete.

Quando si vuole descrivere qualcosa di immenso si finisce sempre senza parole. Grazie per renderci parte di un qualcosa, per farci essere noi, per farci essere liberi.

Angelica, una ragazza della Rete

Un ultimo video racconta la storia di Simona. Tutti insieme poi discutiamo di cosa e come, dell’isolamento, della paura. Arrivano timidamente delle domande, o anche solo delle osservazioni. “Ma come fate ad avere sempre questo sorriso?” chiede una ragazza.

Alla sfida “Cosa direste a un vostro compagno in questa situazione?” vengono fuori delle perle inestimabili, epigrafi assolute che da sole ripagano di ogni sforzo.
Quando non ci sono parole, è inutile cercarle, basta un emoji.

Delle volte un cuore può fare la differenza.

Annabella Ferrentino, quinta E, Liceo Scientifico N. Sensale

Ora abbiamo tutti gli occhi lucidi, noi e loro. Anzi, ora siamo tutti un solo noi più grande che sembra comprenderci tutti insieme, ragazze e ragazzi, adulti, questa scuola, l’intero l’edificio, tutto il quartiere. Voliamo nello spazio, ci affacciamo su un mondo diverso.

Siamo alla fine dell’incontro, due ore volate in un soffio. Solo due ore ma ormai la vita è cambiata. La vita cambia – speriamo – se ti volti a guardare in certe direzioni.
I ragazzi si alzano frastornati, molti si avvicinano ancora con i lucciconi e ringraziano, e non per convenzione. Qualcuno ci abbraccia. Una ragazza che ha conosciuto Simona mi stringe fortissimo tra i singhiozzi.

A tutti voi ragazzi che siete stati con noi in queste due giornate: vorremmo che sapeste quanto è inestimabile quello ci avete donato. Non lo dimenticheremo mai. Grazie di cuore.

Ho nella mente volti e nomi sparsi. Raffaele, Beatrice, Gabriele, Michela, Carmine, Chiara, Anastasia, poi la ragazza pallavolista che si è prestata per il primo gioco (…). E poi i vostri interventi, quegli occhi emozionati nei nostri altrettanto lucidi.
“Un cuore fa la differenza”, quanta pedagogia e psicologia in questa frase. (…)
Oggi vi porto in day hospital, farò ” ‘na capa tanta” a chi ci sarà parlando di Pompei (visita agli scavi, ndr), il Vesuvio da un punto di vista mai visto, il caffè alla nocciola, le mozzarelle calde calde (…)
Ieri in pullman parlavamo (con Michela, ndr) di quanto abbiamo imparato professionalmente ed umanamente in questi due giorni.

Mondi che si mescolano, punti di vista che cambiano e si scambiano, la conoscenza che abbatte i pregiudizi, diversi e fragili al di là di tutto❤.
Poi preside e professor@, la loro accoglienza e quell’ emozione forte e profonda nel ricordo di Simona.

Grazie a voi ed alla vostra scuola per aver aperto le porte al nostro progetto!

Annalisa Del Savio, pedagogista del progetto “Una rete per Noi”

Grazie ad Annalisa, Michela, a tutte le associazioni che animano il progetto Una rete per noi. Grazie al D.S. prof. Rosario Pesce, alla prof.ssa Luciana Desiderio e a tutti coloro che hanno reso possibile questi incontri.

Grazie a Simona per aver creato ancora una volta la magia ❤.

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